Le frontiere americane di oggi, furono ieri un fatto di potere globale: Canada e Stati Uniti, nascita e formazione – PARTE I

Come sono cambiati i confini dei paesi americani dall’inizio della colonizzazione. Di Katia Novella Miller

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Le frontiere americane di oggi, furono ieri un fatto di potere globale: Canada e Stati Uniti, nascita e formazione

Di Katia Novella Miller

“Non possiamo capire il presente senza capire il passato”

Prima Parte

REPORTAGE/Lettura lunga. Gli attuali confini del continente americano – ufficialmente i ‘continenti americani’ nel mondo anglofono – sono il risultato di secoli di guerre tra le élite europee per prendere sotto il loro controllo nuove terre e le loro ricchezze dopo aver conquistato immensi territori da migliaia di popoli nativi americani. A tal fine, queste élite hanno strumentalizzato i loro sudditi, persone che provenivano da un mondo molto crudele e ineguale (l’Europa), nella maggior parte dei casi persone che desideravano disperatamente arricchirsi. Infatti, con questo obiettivo in mente, erano loro a fare il lavoro sporco.


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LEGGI LA SECONDA PARTE DI QUESTO REPORTAGE sull’America Spagnola, il Brasile e i Caraibi



I confini nazionali contemporanei nel continente americano sono molto diversi da quelli che erano in epoca coloniale e possiamo affermare anche per pura logica deduttiva – non solo per fatti storici – che le dimensioni attuali di ogni paese ne evidenziano il potere che avevano già nel diciannovesimo secolo, quando furono stabilite le frontiere contemporane, poiché solo i vincitori hanno potuto conquistare e mantenere una vasta estensione territoriale.

Da questo punto di vista, si vede chiaramente che i principali vincitori sono stati tre: gli Stati Uniti d’America, il Canada e il Brasile, che hanno aumentato notevolmente le loro dimensioni sin dai primi passi della colonizzazione. E un quarto paese, l’Argentina, all’interno di un gigantesco territorio coloniale che fu il principale perdente: l’America Spagnola. Sebbene non sia troppo difficile capire perché alle due ex colonie inglesi e al Brasile sia stato concesso tale privilegio, essendo loro profondamente legati alla Gran Bretagna, la principale superpotenza europea dal 18° secolo, per l’Argentina la questione è più oscura.

Sopra: mappa viola, in rosso gli Stati Uniti d’America dopo la dichiarazione d’indipendenza. Planisfero, gli USA oggi con alcuni dei suoi territori d’oltremare.

Sopra: Newfoundland, la prima colonia inglese nel territorio canadese. E il Canada oggi.

Sopra: il Brasile (in grigio) nel 1650 e il Brasile oggi.

Secondo la storia ufficiale, da quando la notizia dell’arrivo di Cristoforo Colombo nelle isole caraibiche nel 1492 (in una spedizione finanziata dai Re cattolici di Castiglia e Aragona, regno conosciuto oggi come Spagna) si diffuse in Europa, tutte le élite europee volevano una fetta di  quella “nuova terra” piena di ricchezze. Due anni dopo, nel 1494, il Trattato di Tordesillas fu firmato dalle corone di Castiglia e Portogallo con l’approvazione di un Papa di origine spagnola. Il trattato divideva l’intero “Nuovo Mondo” (come lo chiamavano gli europei) solo tra la Spagna e il Portogallo senza lasciarne nemmeno un pezzo per gli altri regni europei. Così, poco dopo, europei di diversi regni, con (e in alcuni casi senza) l’appoggio dei loro sovrani, come squali che combattono per un pezzo di preda, iniziarono le loro esplorazioni e a rivendicare nuovi possedimenti terrieri per i loro re e regine – incuranti dei popoli che già ci abitavano.

Sopra: linea di confine tra il territorio del Brasile portoghese e l’America Spagnola secondo il Trattato di Tordesillas (1494). In breve, il Trattato di Tordesillas stabiliva che le terre a Est delle isole caraibiche dove sbarcò Colombo erano portoghesi, mentre le terre a Ovest erano spagnole.

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Nord America

La colonizzazione del Nord America fu iniziata dagli spagnoli nel 15° secolo – a questo proposito vale la pena notare che subito dopo la morte dei Re cattolici che finanziarono Colombo, gli spagnoli furono governati dalla famiglia reale austriaca della casa degli Asburgo, quindi i Re di Spagna a quel tempo avevano sudditi anche nell’Europa centrale e meridionale, ad es. negli attuali Germania, Belgio e Italia.

Dal 1700 in poi, il trono del regno spagnolo fu tolto agli Habsburg d’Austria e dato – dalle più poderose élite europee – alla casa dinastica dei Borboni del regno di Francia.

Canada: portoghesi, francesi, spagnoli e inglesi

Dopo l’età vichinga e dopo Cristoforo Colombo, l’italico Zuan Caboto, su commissione dei reali inglesi, divenne il primo europeo conosciuto ad essere sbarcato in Canada (1497-1498). Presumibilmente Caboto proclamò quelle terre territori di proprietà dei Re d’Inghilterra nel 1497, nonostante il fatto che, sulla base del Trattato di Tordesillas, la corona di Castiglia avesse diritti territoriali su quell’area.

Violando il Trattato di Tordesillas, anche gli esploratori portoghesi continuarono a visitare la costa Nord atlantica, in particolare Labrador e Terranova (Terra Nuova), rivendicando queste terre come parte dell’Impero portoghese. Prima dei francesi e degli inglesi, già nel 1506 il Re di Portogallo aveva imposto tasse per la pesca del merluzzo nelle acque di Terranova e intorno al 1521 stabilì avamposti di pesca a Terranova e Nuova Scozia (Acadia). Ma in seguito, i portoghesi abbandonarono le loro pretensioni sull’area per concentrare i loro sforzi sulla colonizzazione del Sud America.

L’interesse francese per il continente americano iniziò circa 20 anni dopo i portoghesi, nel 1524, quando la Francia sponsorizzò la navigazione nella regione tra la Florida e Terranova nella speranza di trovare una rotta per l’Oceano Pacifico – rotta che cercava anche Caboto per il regno inglese; fin dalle prime esplorazioni quindi, questi esploratori cercavano una via per commerciare con l’Asia.

Nel 1534 il francese Jacques Cartier piantò una croce nella penisola di Gaspé e proclamò quella terra proprietà del Re di Francia, creando una regione chiamata Canada. Tuttavia, un insediamento francese permanente nella regione iniziò solo nel 1608, quando fu stabilito un forte a Cape Diamond, il sito dell’attuale città di Quebec.

Il vasto territorio della Nuova Francia (la colonia francese nel Nord America) era formato da cinque territori al suo apice, nel 1712: il Canada, l’insediamento più sviluppato, diviso nei distretti di Québec, Trois-Rivières e Montreal; Baia di Hudson; Acadie, nel Nord-Est e il più antico insediamento francese; Plaisance sull’isola di Terranova; e Louisiane (negli attuali Stati Uniti).

Nouvelle France (Nuova Francia) nel 1712.

Invece gli inglesi rivendicarono per stessi St. John’s Newfoundland nel 1583 che diventò la prima colonia inglese nordamericana per prerogativa reale della Regina Elisabetta I. Il suo successore al trono d’Inghilterra stabilì ulteriori colonie (Cupids, Ferryland, Terranova) e successivamente stabilì i primi insediamenti permanenti di successo a Sud, in Virginia, negli odierni Stati Uniti d’America.

L’attrito tra francesi e britannici erano continui. Ma il punto è che i coloni francesi erano pochi, mentre i coloni britannici erano molti. Pertanto, dopo alcuni decenni, gli inglesi si lanciarono alla conquista del territorio francese. Nel 1710 conquistarono l’Acadia (Nuova Scozia), nel 1759 ottennero il controllo della città di Quebec e infine conquistarono Montreal nel 1760.

Il Paese che oggi chiamiamo Canada è il risultato di quella che divenne nota come la Guerra dei Sette Anni (1756–1763), un conflitto globale tra Gran Bretagna e Francia per la preminenza globale, quando gli inglesi cercarono di espandersi nel territorio rivendicato dai francesi in Nord America. Quella guerra è conosciuta anche come la Guerra Franco-Indiana, con gli inglesi e i francesi e i loro rispettivi alleati nativi americani che combattevano per il controllo del territorio.

Nella sua espansione coloniale, l’Inghilterra non solo utilizzò i suoi immigrati per aiutare ad amministrare ed espandere il suo impero, ma adoperò per tale fine anche società e commercianti. Enormi territori dell’attuale Canada furono infatti concessi nel 1670 dal regno d’Inghilterra alla Compagnia della Baia di Hudson (HBC, che ancora oggi esiste anche se si dedica soprattutto al commercio al dettaglio): il Territorio del Nord-Ovest (North Western Territory) e la Terra di Rupert (Rupert’s Land), principalmente per il commercio di pellicce. Il Regno Unito trasferì queste sconfinate aree al Canada nel 1869 dopo aver pagato 300.000 sterline alla Compagnia della Baia di Hudson per il suo servizio (esplorativo e di colonizzazione).

ESPANSIONE BRITANNICA NEL PACIFICO: IL TERRITORIO DI NUTCA, LA COLUMBIA BRITANNICA.  Come abbiamo già visto, la maggior parte, se non tutto il Nord America, ad eccezione della Groenlandia, si trovava all’interno dell’area assegnata dal Trattato di Tordesillas al regno di Castiglia (Spagna). Non sorprende quindi se il regno ispanico, preoccupato principalmente per la presenza russa in Alaska e nella California settentrionale, nel 1789-95 rivendicò il Pacifico e la costa nord-occidentale dell’attuale Canada come suo territorio esclusivo, incorporando il Territorio di Nutca, come tutti i suoi possedimenti territoriali dell’America del Nord, al Vicereame della Nuova Spagna, l’area amministrativa più settentrionale dell’America Spagnola che includeva anche territori in Asia e Polinesia. Ma anche il Regno di Gran Bretagna voleva Nutca per sé.

Già allora il principale nemico della Spagna, il Regno di Gran Bretagna (nato nel 1707 con l’unione politica dei regni d’Inghilterra, che includeva il Galles, e la Scozia) dominava il mondo occidentale. A provarlo sono i risultati di questo conflitto che vide vincere la pretese britanniche. Come sosteneva lo storico inglese George Macaulay Trevelyan (fonte: Wikipedia) parlando del Trattato di Utrecht (1713-1715) che seguì alla guerra di successione spagnola – in cui il trono di Spagna fu dato alla dinastia francese dei Borboni:

“Il Trattato di Utrecht segnò un cambiamento significativo per il mondo in generale: la supremazia marittima, commerciale e finanziaria della Gran Bretagna”

Nel corso di questa disputa territoriale, il Primo Ministro britannico affermò che gli inglesi “avevano il diritto di commerciare in qualsiasi territorio spagnolo desiderato, nonostante le leggi spagnole fossero contrarie”, innescando una enorme campagna di propaganda politica contro gli spagnoli. Alcuni sostengono infatti che la leggenda nera contro gli spagnoli fu creata esattamente in quegli anni.

Nell’aprile del 1790 un commerciante di pellicce inglese, un certo John Meares, diede una mano alla élite britannica. Meares affermò di aver acquistato terre e costruito un insediamento a Nootka prima degli spagnoli, alimentando le fiamme dei sentimenti anti-spagnoli nell’Impero Britannico. Il caso Meares fu perfino dibattuto alla Camera dei Comuni mentre la Royal Navy (Marina Reale) iniziava a fare i preparativi per la guerra e Londra lanciava un ultimatum alla Spagna. Quell’anno Meares pubblicò un resoconto dei suoi viaggi che ottenne un’ampia diffusione. Nel suo racconto non solo descriveva i suoi viaggi nella costa Nord-occidentale del continente americano, ma avanzò una visione grandiosa di una nuova rete economica britannica con sede nel Pacifico, una rete che univa regioni commerciali del mondo lontane tra sé. Che univa il Pacifico nord-occidentale, la Cina, il Giappone, le Hawaii e l’Inghilterra: una visione che imitava le secolari reti commerciali spagnole del Pacifico e dell’Atlantico, dei galeoni di Manila del Pacifico e delle flotte del tesoro dell’Atlantico: la rete commerciale del Regno di Castiglia che collegava l’Asia e le Filippine con il Nord America e la Spagna e l’Europa dal 16° secolo. In sintesi, il Regno di Gran Bretagna voleva prendere il posto del Regno di Castiglia. Ed era per questo che da molto tempo desiderava ardentemente uno sbocco nell’Oceano Pacifico.

Inoltre, malgrado le precedenti ostilità, sembra i governanti di Gran Bretagna e Francia abbiano discusso i termini di un’alleanza contro la Spagna in caso di guerra per il territorio di Nootka, e questo nonostante l’accordo tra Francia e Spagna di mutuo sostegno (Patto di Famiglia tra i Borboni). “La corrispondenza è andata persa o, molto più probabilemente, è stata intenzionalmente distrutta. Ed è probabile che la sua distruzione sia stata ordinata dallo stesso gabinetto britannico”.

Il Regno di Francia, malgrado il Patto di Famiglia tra i Borboni, decise di non appoggiare la Spagna. E la Spagna, senza l’aiuto francese, decise di negoziare e cedere per evitare la guerra. La prima Convenzione di Nootka fu firmata nel 1790.

La Convenzione di Nootka fu “rivoluzionaria” per i costumi politici europei. Minò l’idea che un regno o una stato potesse rivendicare la sovranità esclusiva senza stabilire una colonia con una forte presenza di immigrati (europei) sul territorio. Stabilì quindi che non bastava rivendicare il territorio “per concessione del Papa”, o per “diritto di prima scoperta”, ma la sovranità doveva essere supportata da una sorta di occupazione reale del territorio.

Per gli inglesi il risultato fu un trionfo, poiché la convenzione stabiliva che la Spagna non aveva diritti di occupazione esclusiva a Nord della California. La regione di Nootka, oggi conosciuta come Columbia Britannica, fu quindi aperta al commercio britannico permettendo alla Gran Bretagna di diventare, negli anni successivi, la potenza dominante nel Pacifico.

Nel 1867 la Columbia Britannica (British Columbia) si unì alla Confederazione Canadese, che era stata costituita nel 1867, entrando così a far parte del Canada (territorio coloniale dell’Impero Britannico).

Il Canada è oggi una monarchia costituzionale e il suo è il Capo di Stato è il re della Gran Bretagna.

Colonie inglesi e successivamente britanniche in America del Nord dopo il 1748.

Stati Uniti d’America: spagnoli, francesi, svedesi, olandesi, britannici e russi

La prima colonia inglese di lunga durata negli Stati Uniti fu Jamestown, in Virginia, fondata nel 1607. Il secondo insediamento fu fondato da pelligrini e puritani nel Massachussetts nel 1620. Tutte le colonie britanniche, in Canada come negli Stati Uniti o nei Caraibi, sono stati possedimenti d’oltremare del Regno d’Inghiilterra prima, poi del Regno di Gran Bretagna, e facevano parte dell’Impero britannico.

SVEZIA, OLANDA E INGHILTERRA.  Molti lo ignorano, ma anche gli svedesi cercarono di accaparrarsi un pezzo di terra in America. Nya Sverige (Nuova Svezia) fu una colonia svedese lungo il corso inferiore del fiume Delaware dal 1638 al 1655. Comprendeva zone del Delaware, New Jersey, Maryland e Pennsylvania. (La Svezia aveva colonie anche nei Caraibi).

La Nuova Svezia fu conquistata dalla Repubblica delle Sette Province Unite nel 1655 e incorporata nella colonia olandese della Nuova Olanda.

Come Nuova Svezia, Nuova Olanda ebbe una vita breve. Nel 1664, il Re Carlo II d’Inghilterra, Scozia e Irlanda decise di annettere la Nuova Olanda al suo regno. E la principale città olandese, Nieuw Amsterdam (Nuova Amsterdam), fu ribattezzata New York.

Viola: Nuova Svezia. Fuxia: Nuo

Riassumendo, appena prima di dichiarare l’indipendenza nel 1776, le Tredici Colonie britanniche – oggi chiamate Stati Uniti d’America – erano:

Nord: New England (Massachusetts), New Hampshire (fondata nel 1629), Rhode Island (1663) e Connecticut (1636).

Centro: New York, New Jersey (1674), Pennsylvania (fondata nel 1681 come colonia di proprietà di un quacchero) e Delaware (1664).

Sud: Maryland (1632), Virginia, Carolina del Nord (1629), Carolina del Sud (1629) e Georgia (1732).

Come chiunque può vedere nella mappa qui sotto, prima dell’indipendenza, le Tredici Colonie britanniche occupavano solo una piccola area degli attuali Stati Uniti d’America. La sua espansione territoriale negli anni successivi evidenzia che i suoi padri fondatori seguivano le orme dell’Inghilterra (successivamente Gran Bretagna) e avevano chiari fini imperialisti.

LA LOUISIANA. Dopo l’indipendenza (1776), la prima grande espansione degli Stati Uniti avvenne con l’acquisto della Louisiana dai francesi, nel 1803. Questo acquisto raddoppiò il territorio statunitense.

Un pò di storia della Louisiana. Nel 1682 il francese René-Robert Cavelier e l’italico Enrico Tonti scesero nel delta del fiume Mississippi. Missero su Fort Crèvecoeur sul fiume Illinois, costruirono Fort Prud’homme (poi divenuta la città di Memphis) e rivendicarono la sovranità francese su tutta la valle, che chiamarono Louisiana in onore del re francese, Luigi XIV. La Louisiana francese era la zona più meridionale della Nuova Francia.

Come parte dei termini del Trattato di Parigi del 1763, firmato dopo la sconfitta del regno di Francia e la vittoria del regno di Gran Bretagna nella Guerra dei Sette Anni, la monarchia francese rinunciò alle sue pretese sul territorio canadese della Nuovelle France – ad eccezione dei diritti di pesca al largo di Terranova e delle due piccole isole di Saint Pierre e Miquelon dove i suoi pescatori potevano essiccare il pesce. Tuttavia la Francia aveva già segretamente trasferito il suo vasto territorio della Louisiana alla Spagna con il Trattato di Fontainebleau del 1762, accordo che la Francia e la Spagna mantennero segreto fino al 1764. In conseguenza del sopramenzionato Trattato di Parigi, la Gran Bretagna restituì alla Francia la sua più importante colonia produttrice di zucchero, Guadalupa (nei Caraibi), che i francesi consideravano più preziosa del Canada poiché produceva più zucchero di tutte le isole britanniche messe insieme, mentre il regno britannico si prese tutto il territorio francesi nella zona canadese. Ma la Luoisiana passó ad essere spagnola.

La Louisiana francese

Nel 1800, obbligata da Napoleone, la Spagna dovette ritornare la Louisiana e New Orleans alla Francia. Napoleone promise di restituirli alla Spagna se la Francia li avesse mai abbandonati. Ma tre anni dopo, violando l’accordo con la Spagna, Napoleone vendette la Louisiana e New Orleans agli Stati Uniti (1803). Immediatamente gli Stati Uniti d’America affermarono che la Florida Occidentale faceva parte dell’acquisto della Louisiana, un’affermazione contestata dagli spagnoli, poiché dal 1783 avevano controllato la Florida Occidentale come una provincia separata dalla Louisiana.

Da notare che la Louisiana, come tutti i territori spagnoli del Nord America, era stata annessa dagli spagnoli al Vicereame della Nuova Spagna, l’area amministrativa coloniale spagnola settentrionale, che comprendeva anche il Messico, gran parte dell’America Centrale, i caraibi spagnoli e tutte le zone spagnole che oggi sono parte degli Stati Uniti e del Canada.

LA CONQUISTA ANGLOSASSONE DELLA FLORIDA. Per tutto il 17° secolo, i coloni inglesi della Virginia e della Carolina britanniche si erano aperti strada sul territorio spagnolo. Nel 1702, il governatore della Carolina James Moore e gli alleati indiani Yamasee e Creek attaccarono e rasero al suolo la città spagnola di Sant’Agostino, ma non riuscirono a prendere il controllo del forte. Nel 1704, Moore e i suoi soldati iniziarono a bruciare le missioni spagnole nel Nord della Florida e a giustiziare gli indiani amici degli ispanici. La conseguenza di queste incursioni fu il crollo del sistema di missioni spagnole e la sconfitta degli indiani Apalachee, alleati degli iberici. Questi fatti aprirono la Florida a scorribande di schiavi (gran parte dei quali erano schiavi in ​​​​fuga dai territori coloniali britannici), che iniziarono ad assalire le colonie britanniche.

Quasi cinquanta anni dopo, durante Guerra dei Sette Anni (1756-1763) la Gran Bretagna invase La Habana (Cuba). E alla fine di quella guerra, per liberare Cuba, la Spagna cedette la Florida alla Gran Bretagna – curiosamente gli spagnoli evacuarono anche le comunità native locali e le portarono a Cuba. Appena entrò in possesso della Florida, il governo britannico concesse terre a soldati e funzionari per incoraggiare la colonizzazione. A tal fine, in Inghilterra furono anche pubblicati racconti e resoconti sulle ricchezze naturali della Florida.

Un paio di decenni dopo, nel 1781, la Spagna riconquistò la città di Pensacola, in Florida, e nel 1783, alla fine della Guerra d’Indipendenza degli Stati Uniti, con il Trattato di Parigi, la Gran Bretagna restituì al regno di Spagna tutta la Florida senza però definire i confini.

Il secondo dominio spagnolo della Florida durò dal 1783 al 1821. Ma ora i vicini non erano più i brannici, ma gli statunitensi.

Nei primi decenni del 19° secolo l’afflusso illegale di coloni statunitensi di origini inglese, scozzese e irlandese – principalmente dalla Georgia e dalla Carolina del Sud degli Stati Uniti – continuò nella Florida occidentale. E anche gli schiavi fuggiti e nativi americani del territorio statunitese migravano.

RIVOLTA DEGLI IMMIGRATI ILLEGALI STATUNITENSI E PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA INDIPENDENTE DELLA FLORIDA OCCIDENTALE.  Ignorando le rivendicazioni territoriali spagnole, gli immigrati statunitensi, insieme ad alcuni rimanenti coloni britannici, stabilirono un punto d’appoggio permanente nell’estremità ovest della Florida Occidentale novospagnola durante il primo decennio del 1800. E nell’estate del 1810 iniziarono a pianificare una ribellione contro il dominio spagnolo, ribellione che diventò una vera e propria rivolta. Nel 1810 i ribelli sconfissero la guarnigione spagnola a Baton Rouge e proclamarono la “Repubblica libera e indipendente della Florida Occidentale” (questo territorio non è oggi all’interno dello Stato della Florida, ma si trova in Luisiana e Misisipi). Dopo due mesi e mezzo, la Repubblica della Florida Occidentale fu annessa agli Stati Uniti d’America che affermarono che la regione era inclusa nell’Acquisto della Louisiana. La Spagna chiese l’intervento britannico, ma Londra rifiutò di assisterla nei negoziati.

FLORIDA ORIENTALE (O SPAGNOLA). Nel 1812 gli Stati Uniti iniziarono questo successivo passo espansionista occupando l’isola di Amelia. L’impresa fu portata avanti dal Generale George Matthews. Costui organizzò l’insurrezione con un gruppo di coloni arrivati dalla Georgia. Matthews proclamò l’isola di Amelia una nuova repubblica e guidò i suoi volontari e alcune truppe regolari contro la città spagnola di San Agustín. Ma in quell’occasione, il presidente statunitense James Monroe nel 1813 restituì l’isola alla Spagna. Tuttavia fu una breve tregua. Alcuni anni dopo, i nativi Seminola e i neri fuggiti che vivevano in Florida furono accusati di saccheggiare gli insediamenti dei coloni in Georgia. E dopo alcune guerre statunitensi combattute in territorio spagnolo, nel 1818 gli Stati Uniti d’America presero definitivamente il controllo della Florida orientale, conosciuta anche come la Florida Spagnola.

Dopo le incursioni militari statunitensi, la Spagna decise di cedere la Florida poiché non poteva controllarla o inviare coloni, inoltre ne otteneva scarsi ricavi. La cessione fu fatta attraverso il Trattato Adams-Onís del 1819, noto anche come L’Acquisto della Florida, che risolse anche altre controversie sui confini tra l’America Spagnola e gli Stati Uniti, ovviamente a favore delle ex colonie britanniche.

Il termine ‘aquisto’ può portare facilmente a equivoci, poiché la Spagna non ci guadagnò nulla. È infatti falso che gli Stati Uniti abbiano pagato la Spagna per la Florida. Invece gli USA accettarono di pagare le pretese legali contro la Spagna dei cittadini statunitensi della appena nata Repubblica della Florida, fino a un massimo di 5 milioni di dollari.

La Repubblica della Florida dell’Est divenne il 27° Stato degli Stati Uniti nel 1845.


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CESSIONE DEL TERRITORIO DELL’OREGON E DELLA COSTA DELL’OCEANO PACIFICO. Il Trattato Adams-Onis del 1819 (o Florida Puschase/Acquisto della Florida) risolse anche il conflitto tra la Spagna, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna sul Territorio dell’Oregon. Praticamente la Spagna fu costretta a rinunciare e a cedere l’Oregon, noto agli inglesi e nella storia canadese come Distretto di Columbia – territorio che comprendeva anche il Territorio di Nutca, di cui abbiamo già parlato in questo report nella parte riguardante il Canada (conflitto che si risolse con la Convenzione di Nootka). L’Oregon spagnolo era un territorio che si estendeva dalla California spagnola fino all’Alaska russa, quindi, a grandi linee, comprendeva anche i territori degli attuali stati statunitensi dell’Oregon, Idaho e Washington.

Ma già un anno prima della firma del Trattato Adams-Onís (o Acquisto della Florida), gli Stati Uniti e la Gran Bretagna avevano firmato la Convenzione Anglo-Americana, nota anche come la Convenzione di Londra, in cui i due paesi angosassoni ignoravano completamente l’accordo stabilito tra britannici e spagnoli nella Convenzione di Nootka del 1794, che conferiva alla Spagna diritti congiunti nella regione (inoltre questa convenzione ignorava gli insediamenti e le rivendicazioni russe nella regione).

La Convenzione Anglo-Americana del 1818, conosciuta anche come Convenzione di Londra, insieme al Trattato Rush-Bagot del 1817, segnarono l’inizio di migliori relazioni tra l’Impero britannico e le sue ex colonie negli Stati Uniti.

Con la Convenzione Anglo-Americana che precedette di un anno l’Acquisto della Florida, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti raggiunsero un accordo sui problemi delle frontiere, consentendo alle due nazioni e ai loro cittadini di occupare e insediarsi nel territorio di Nutca/Distretto di Columbia. Oltre a ciò, ma affatto secondario, prevedeva il controllo congiunto di quella regione per dieci anni e la libera navigazione ovunque, mentre la Spagna, come abbiamo visto, ne era completamente esclusa. Successivamente, verso la metà degli anni ’40 del 1800, una marea di immigrati statunitensi verso il Distretto di Columbia portò a una rinegoziazione dell’accordo tra il Regno di Gran Bretagna e le sue ex colonie degli Stati Uniti d’America: il Trattato dell’Oregon del 1846 stabilì permanentemente il 49° parallelo come confine tra gli Stati Uniti e il Nord America britannico (Canada) sulla costa dell’Oceano Pacifico.

Con l’Acquisto della Florida (Trattato Adams-Onis), la Spagna rinunciò a tutte le rivendicazioni a nord del 42° parallelo. Per il regno spagnolo si trattò di un ritiro storico nei suoi 327 anni di ricerca di terre nel continente americano. Mentre gli Stati Uniti finalmente avevano un solido punto d’appoggio sulla costa del Pacifico insieme alla Gran Bretagna.

Con questo trattato la Corona Spagnola cedette anche i suoi diritti di navigazione nel Misisipi, ma ancora per alcuni anni rimase l’unico sovrano del Texas, territorio che gli Stati Uniti rivendicavano come parte della Louisiana, e che con la dichiarazione d’indipendeza del Messico passò a formar parte del territorio di quest’ultimo.

Infatti l’Acquisto della Florida rimase in vigore soltanto per alcuni mesi poiché il Messico, parte del vicereame spagnolo della Nuova Spagna durante la colonia, dichiarò la sua indipendenza nel 1821. Il Limits Teatry (Trattato dei Confini) tra Messico e Stati Uniti, firmato nel 1828 ed effettivo del 1832, riconobbe il confine definito dal Trattato Adams-Onís come frontiera tra le due nazioni. Ma questo riconoscimento da parte del Messico non fermò le brame espansionistiche degli Stati Uniti d’America.

I confini dopo il Trattato Adams-Onís.

A grandi linee, l’America Spagnola qualche decennio prima del Trattato Adams-Onís.

GUERRA STATUNITENSE CONTRO IL MESSICO. Se fino a pochi anni prima era stata la Spagna e l’intero Impero Spagnolo a dover cedere l’Oregon e la Florida, successivamente fu la recentemente fondata repubblica del Messico, pochi anni dopo avere proclamato la propria indipendenza( 1821) e aver ottenuto il suo riconoscimento dalla Spagna (1836), ad essere costretta a cedere il 55% del suo territorio agli Stati Uniti d’America per liberarsi dall’occupazione dei suoi marines. Il pretesto iniziale fu il Texas, con una strategia, per certi tratti, molto simile a quella seguita per l’annessione della Florida.

LA REPUBBLICA DEL TEXAS. Indubbiamente la guerra contro il Messico fu la conseguenza delle ambizioni espansionistiche degli Stati Uniti, il cui primo passo fu la creazione della Repubblica del Texas, nel 1836. Le rivolte furono organizzate dai coloni statunitensi poiché già nel 1834 i coloni delle ex colonie britanniche nel Texas messicano erano di gran lunga più numerosi dei messicani.

Il Texas fu annesso agli Stati Uniti undici anni dopo, nel 1845. E con l’annessione, gli Stati Uniti ereditarono le controversie sui confini meridionali e occidentali con il Messico, che si era rifiutato di riconoscere l’indipendenza del Texas o di accettare le offerte statunitensi per l’acquisto del territorio. Di conseguenza, l’annessione portò alla guerra messicano-statunitense (1846–1848).

Dopo il bombardamento di Veracruz, dove morirono almeno 1.000 civili, e molti altri combattimenti in territorio messicano, i soldati statunitensi occuparono la capitale, Città del Messico.

CALIFORNIA. Essendo imminente l’inizio della guerra, anche qui la rivolta fu guidata da coloni californiani provenienti dagli Stati Uniti, aiutati dai marines a stelle e strisce: nel 1846 fu dichiarata l’indipendenza e proclamata la Repubblica della California. Ebbe vita breve, solo 25 giorni, prima di essere annessa agli Stati Uniti.

Con Città del Messico e il paese occupati dall’esercito statunitense, per liberarsi dall’occupazione e recuperare la propria indipendenza, il Messico fu costretto a cedere il 55% del suo territorio (approssimativamente): Texas, California, Nevada, Utah, Arizona, Colorado, New Mexico, Wyoming e parte dell’Oklahoma e del Kansas. Gli Stati Uniti pagarono al Messico un risarcimento di 15.000.000 dollari, “la metà di quello che offrivano per comprare quei territori prima della guerra”.



ALASKA: RUSSIA E STATI UNITI. L’Alaska, l’ultima grande acquisizione statunitense in Nord America, fu comperata alla Russia nel 1867.

Un pò di storia. L’America russa fu colonizzata da mercanti e cacciatori di pellicce russi, dopo l’espansione russa in Siberia. Arrivarono in Alaska nel 1732 e nel 1799 la Compagnia Russo-Americana ricevette una concessione per cacciare animali da pelliccia. All’inizio, i russi attaccarono le comunità indigene ostili alla loro presenza, ma non fu stabilita alcuna colonia. Successivamente la Chiesa ortodossa russa inviò missionari ai nativi e costruì chiese. I missionari nell’America russa, influenzati da Bartolomé de las Casas, un frate spagnolo vicino alla corrente erasmiana impegnato nella difesa dei popoli nativi americani – diversamente dagli anglosassoni, applicarono una strategia che valorizzava le culture locali e incoraggiava la leadership indigena nella vita parrocchiale e nell’attività missionaria. Nel frattempo esploratori e coloni russi stabilivano stazioni commerciali nell’Alaska continentale, nelle isole Aleutan, nelle Hawaii e nella California settentrionale.

Quasi novant’anni dopo l’arrivo dei russi in Alaska, nel 1821 lo Zar dichiarò la sovranità della Russia sulla costa nordamericana del Pacifico a Nord del 51° parallelo Nord vietando alle navi straniere di avvicinarsi, cosa che fu fortemente contestata dagli Stati Uniti e dalla Spagna che considerava quei territorio suoi.

Supportata dal Trattato di Tordesillas (1494), per contrastare i russi, tra il 1774 e il 1800 la Spagna inviò diverse spedizioni in Alaska per affermare la sua autorità sul Pacifico Nord-occidentale. Queste rivendicazioni furono abbandonate all’inizio del 19° secolo, in seguito alla crisi di Nootka con la Gran Bretagna.

Secondo Wikipedia: “Negli anni ’60 dell’Ottocento, il governo russo era pronto ad abbandonare la sua colonia russa in America. La caccia intensiva aveva gravemente ridotto la popolazione di animali da pelliccia e la concorrenza di britannici e statunitensi aggravava la situazione. Questo, unito alle difficoltà di rifornire e proteggere una colonia così lontana, ridusse l’interesse per il territorio. Inoltre, la Russia si trovava in una situazione finanziaria difficile e temeva di perdere l’Alaska russa senza ricevere alcun compenso in qualche conflitto futuro, in particolare contro gli inglesi. I russi erano infatti convinti che la loro regione americana, difficile da difendere, potesse diventare un obiettivo primario dell’aggressione britannica dalla Columbia Britannica (Canada)”. Così lo Zar Alessandro II nel 1867 iniziò i negoziati con gli Stati Uniti che comperò l’Alaska per 7.200.000 dollari.

Dopo il trasferimento, molti anziani delle tribù Tlingit sostennero che “Castle Hill” era l’unica terra che la Russia aveva il diritto di vendere. Mentre altri gruppi indigeni protestarono affermando di non aver mai rinunciato alla loro terra; gli statunitensi li invasero e presero il controllo del territorio.

ESPANSIONE OLTRE IL NORD AMERICA. Prima di ottenere l’Alaska dai russi, gli Stati Uniti d’America avevano già iniziato la loro espansione oltre il Nord America. Il primo passo fu fatto nel 1856, con l’approvazione del Guano Islands Act (una legge sulle isole con depositi di guano), con il quale rivendicavano molte isole piccole e disabitate, ma economicamente importanti, nell’Oceano Pacifico e nel Mar dei Caraibi.

HAWAII. L’espansione degli Stati Uniti nel Pacifico culminò con l’annessione delle Hawaii nel 1898, dopo il rovesciamento del suo governo cinque anni prima.

GUAM, PUERTO RICO E LE FILIPPINE. Ufficialmente, il sostegno all’indipendenza di Cuba dall’Impero Spagnolo e l’affondamento della US Maine – una nave della Marina statunitense affondata nel porto dell’Avana il 15 febbraio 1898 – innescarono questa successiva espansione. Gli Stati Uniti sostennero che gli spagnoli erano responsabili della distruzione della nave e dichiararono la guerra al regno iberico. Da questa guerra gli Stati Uniti ottennero dalla Spagna: Guam, nel Pacificio, Porto Rico e le Filippine (che divennero indipendenti nel 1946) e occuparono Cuba per diversi anni.

ISOLE SAMOA AMERICANE (Polinesia). Queste isole furono “acquisite” dagli Stati Uniti nel 1900 dopo la fine della seconda guerra civile samoana, attraverso un accordo firmato tra Gran Bretagna, Germania e Stati Uniti.

LE NAZIONI UNITE. Inoltre, molte isole del Pacifico furono affidate agli Stati Uniti dalle Nazioni Unite dopo la Seconda Guerra Mondiale: le Isole Marianne Settentrionali, le Isole Marshall, gli Stati Federati di Micronesia e Palau (le ultime tre divennero nazioni indipendenti in seguito).

PANAMA. L’ultimo grande cambiamento territoriale internazionale degli Stati Uniti fu l’acquisizione nel 1904 di un territorio statunitense che controllava il Canale di Panama. La cessione al Panama del controllo della zona è stata effettuata nel 1999.

Come abbiamo visto, la formazione del Canada e degli Stati Uniti d’America è stata il risultato di strategie premeditate, sanguinose lotte contro nazioni e popoli nativi americani e guerre tra diverse élite europee e i loro sudditi. Da una prospettiva eurocentrica, possiamo affermare che mentre la Francia, e in misura molto minore la Svezia, l’Olanda e persino la Russia, sono stati dei perdenti nel continente americano, nessuno di loro ha perso tanto quanto la Spagna (e il suo impero). L’Impero Spagnolo è stato, per la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il principale nemico comune da compattere e distruggere, nella loro ricerca di espansione verso il Pacifico e l’Asia e di dominio globale.

Il Canada, il cui Capo di Stato è ancora oggi il re della Gran Bretagna, si è allargato in modo impressionante, ma non come gli Stati Uniti d’America, il cui territorio nazionale si estende oggi dai Caraibi all’Oceania. Esattamente il contrario di quanto accadde all’America Spagnola che si frammentò in tante nazioni. Mentre il Brasile portoghese, sotto l’egida della Gran Bretagna per gran parte della sua storia coloniale, si espanse diventando il gigante sudamericano dei giorni nostri.

Alcuni hanno sottolineato che l’obiettivo delle élite britanniche e statunitensi, almeno fino al 19° secolo, era quello di prendere il posto della Spagna. Per capire se è vero non ti perdere la seconda parte di questo reportage in cui vedremo come si sono sviluppate e trasformate le nazioni ispanoamericane, brasiliana e caraibiche dalla colonizzazione ai giorni nostri.

LEGGI la Seconda Parte su ll’America Ispanica, il Brasile e i Caraibi

AUTRICE. Katia Novella Miller è una scrittrice e ricercatrice indipendente interessata a temi che trova importanti per il bene comune dell’umanità. ”I miei obiettivi sono la ricerca della verità e smascherare i nostri sensi della normalità e della realtà”. Per contattarla: katianovellamiller@protonmail.com . Per maggiori informazioni vai a About Us / Quiénes Somos

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