I confini americani di oggi, nel passato furono una questione di potere globale: l’America Spagnola, il Brasile e i Caraibi, nascita e formazione – PARTE II

Come sono cambiati i confini dei Paesi americani dall’inizio della colonizzazione. Di Katia Novella Miller


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I confini americani di oggi, nel passato furono una questione di potere globale: l’America Spagnola, il Brasile e i Caraibi, nascita e formazione

Di Katia Novella Miller

Seconda Parte

“Per eliminare un popolo, si inizia privandolo della sua memoria. Distruggi i suoi libri, la sua cultura, la sua storia. E qualcun altro scrive altri libri, fornisce loro un’altra cultura, inventa un’altra storia; dopodiché, le persone inizierano lentamente a dimenticare ciò che è e ciò che era. E il mondo intorno a loro dimenticherà ancora più velocemente… La lotta dell’uomo contro il potere è la lotta dell’uomo contro l’oblio”

Milan Kundera


REPORT/Lettura lunga. Probabilmente tutti sanno che i Paesi americani di lingua spagnola (castigliana per essere precisi) erano in passato parte dell’Impero Spagnolo. Un impero un tempo famoso, anche se si tratta di una fama molto offuscata per i contemporanei. Una potenza globale che ha preceduto gli imperi anglosassoni dei nostri giorni. Mentre il Brasile era una colonia portoghese e faceva parte dell’impero di questo regno iberico. Ma i loro confini erano come sono oggi? L’America spagnola includeva anche territori asiatici? In che modo la Gran Bretagna ha ottenuto il Belize e altri territori nei Caraibi? Anche la Danimarca e la Svezia avevano colonie nel continente americano? Qui vi darò un’idea generale di come questa vasta parte del mondo si è evoluta dalla colonizzazione ai giorni nostri. Un’esposizione che vi aiuterà a capire cosa è realmente accaduto e perché le cose sono come sono oggi.

Nella prima parte di questo reportage abbiamo analizzato a grandi linee come il Canada e gli Stati Uniti d’America si sono trasformati nelle loro forme attuali e quest’ultimo nella superpotenza occidentale dei nostri giorni, annettendo territori coloniali olandesi, francesi, russi e muovendo guerra agli spagnoli e successivamente contro i messicani. Voglio sottolineare ancora una volta che in questo report mi sto concentrando esclusivamente sui conflitti tra gli europei per affermare il loro dominio su terre abitate da popoli nativi americani, ma che quelle guerre contro i nativi americani non sono l’oggetto di questo articolo. Inoltre credo necessario evidenziare prima di addentrarci nel tema, che non soltanto si tratta di un argomento di cui la gente sa veramente poco, ma sul quale sono state imposte false narrazioni nazionaliste probabilmente in tutti i paesi dell’America Latina e fraudolente idee imperialiste nel resto del mondo. Detto questo, senza pregiudizi e portando come unica bandiera la verità, vediamo ora come i paesi definiti con il termine politico di ‘America Latina’ hanno ottenuto i loro confini attuali.

AMERICA SPAGNOLA, IN ALTRE PAROLE: L’IMPERO SPAGNOLO

Nella sua prima spedizione del 1492, Cristoforo Colombo visitò le Bahamas, Cuba, La Hispaniola (oggi Haiti e Santo Domingo) e Porto Rico, ma un reale insediamento spagnolo fu stabilito soltanto nel 1493, quando nel suo secondo viaggio Colombo portò bestiame, sementi e altre cose ritenute basiche dagli europei di quei tempi a La Hispaniola.

Nelle sue quattro spedizioni Colombo sbarcò e rivendicò per i re di Castiglia e Aragona (Spagna) molti territori americani: molte isole delle Piccole Antille, tutte le Grandi Antille, terre nell’America centrale e nell’Atlantico settentrionale del Sud America, presumibilmente nell’attuale Venezuela.

Provenendo da una cultura (europea) che dava grande valore alla proprietà privata, alle ricchezze materiali, all’avidità e a egoismi crudeli, come è noto Colombo, nella sua ricerca di beni materiali, “portò avanti a un’impresa omicida che condusse alla scomparsa totale delle popolazioni autoctone” delle terre che conquistò: decine di migliaia di nativi americani morirono nella sua ricerca di ricchezze e gloria personali.

Nel 1494, un anno dopo il secondo viaggio di Colombo, il Trattato di Tordesillas, negoziato tra il regno di Castiglia e il regno del Portogallo, divise le terre appena ‘scoperte’ – e il mondo al di fuori dell’Europa! – esclusivamente tra l’Impero Portoghese e l’Impero Spagnolo.

Linea di demarcazione stabilita dal Trattato di Tordesillas e prima orgazzazione territoriale del Sudamerica spagnolo.

Tuttavia, non furono gli insediamenti fondati da Colombo, ma l’invasione dell’Impero Azteco da parte di Hernán Cortés e dei suoi uomini, e successivamente l’invasione dei territori degli Incas da parte di Francisco Pizarro e gli uomini lo accompagnavano, a spingere il re della Spagna, Carlo V d’Asburgo, ad organizzare definitivamente le terre conquistate in America attraverso la creazione di due aree amministrative: il Viceregno della Nuova Spagna (1535) nella parte settentrionale e il Viceregno del Perù (1542) nella zona meridionale.

VICEREGNO DELLA NUOVA SPAGNA: NORD AMERICA, AMERICA CENTRALE, CARAIBI E ASIA

A seguito della conquista dell’impero Azteco (1519-1521), nel 1535 la corona spagnola istituì il Viceregno della Nuova Spagna, una vasta area amministrativa che alcuni anni dopo comprendeva territori del Nord America, Centro America, Caraibi, Asia e Pacifico. Il suo confine meridionale nel continente americano si trovava approssimativamente nell’attuale confine tra il Panama e la Costa Rica, sebbene parte di esso fosse anche la provincia del Venezuela, nel nord del Sud America. La capitale del Viceregno della Nuova Spagna, cioè dove risiedeva il principale rappresentante del re nella zona, il viceré, era Città del Messico, fondata sulle rovine della capitale azteca, Tenochtitlan.

Nel periodo di maggiore estensione il Viceregno della Nuova Spagna comprendeva, nell’America settentrionale, anche i territori di Nootka e dell’Oregon, che si estendevano dalla California settentrionale all’Alaska, e la Luoisiana, l’ex territorio coloniale francese ceduto dalla Francia alla Spagna nel 1762 e poi venduto agli USA da Napoleone.

Inoltre, il territorio del Viceregno della Nuova Spagna in Nord America includeva anche gli attuali stati statunitensi di California, Nevada, Colorado, Utah, New Mexico, Arizona, Texas, Oregon, Whashington, Florida e parte dell’Idaho, Montana, Wyoming, Kansas e Oklahoma.

Ne facevano parte l’America Centrale e i Caraibi: Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica, Cuba, Porto Rico, La Hispaniola (Santo Domingo e Haiti) e molte Piccole Antille, come le isole di Trinidad, Tobago e Guadalupe.

In Asia e nel Pacifico facevano parte del Viceregno: le Filippine, Palaos, le Isole Marianne Settentrionali (compresa Guam) e le Isole Caroline. E in Sud America: la Provincia del Venezuela.

Vicereame della Nuova Spagna.

Il Viceregno della Nuova Spagna (nome dato da Hernán Cortés) era la più vasta e ricca area amministrativa coloniale spagnola in America.

Ma cos’era esattamente un Viceregno? Su questo termine c’è un po’ di confusione, quindi è meglio chiarire che i viceregni erano le maggiori e principali aree amministrative del Regno di Castiglia in America, ma non erano ‘colonie’, intesi come colonie autonome o stati indipendenti: erano zone amministrative, a loro volta suddivise in aree amministrative più piccole e spesso, ma non sempre, meno importanti.

Infatti il ​​Viceregno della Nuova Spagna era diviso in regni minori. Nei primi secoli dell’invasione europea era comune dire il Regno del Messico e Michoacán (1527) o il Regno del Nuovo Messico (New Mexico, 1598). Per intenderci: questi regni erano aree amministrative più piccole all’interno del Viceregno della Nuova Spagna .

Inoltre c’erano anche Capitanati Generali (Capitanías Generales) che erano divisioni amministrative di secondo livello in termini d’importanza. I Capitanati erano territori minacciati da contrattacchi dei popoli nativi americani o da invasioni e attacchi stranieri, principalmente di olandesi e inglesi.

I Capitanati Generali della Nuova Spagna erano: Santo Domingo (da cui successivamente sarebbe nato il Capitanato Generale di Cuba), Yucatán, Filippine (1574), Porto Rico, Guatemala e, più tardi, il Comando e il Capitanato Generale delle province interne, un distretto amministrativo dell’Impero spagnolo creato nel 1776 che comprendeva territori del Messico settentrionale e degli Stati Uniti sudoccidentali.


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I Capitanati Generali, creati in aree a rischio di essere attaccate dai pirati (principalmente inglesi, olandesi, ma anche francesi) e/o dai nativi americani che cercavano di cacciare gli invasori, potevano prendere decisioni autonome senza consultare il governo del Viceregno, che nel caso del Viceregno della Nuova Spagna si trovava a Città del Messico.

Ora, non dimentichiamo che la storia è scritta dai vincitori e che il mondo ispanico è stato il grande perdente. Pertanto, prima di analizzare l’organizzazione territoriale, l’estensione e la trasformazione dell’Impero Spagnolo in America, c’è una cosa che deve essere compresa in quanto è fondamentale per avvicinarsi alla verità storica. Per diversi decenni le università e gli accademici anglosassoni, con il loro forte potere di influenza globale, hanno guidato gli studi sulla storia spagnola e ispanoamericana, e queste istituzioni e studiosi hanno adottato termini che ci sviano, allontanandoci dalla realtà storica. Termini come “colonia” o “colonie”, possono essere usati correttamente per la colonizzazione inglese, ma sono fuori luogo nella storia coloniale spagnola poiché questa terminologia – molto funzionale per gli attuali nazionalismi ispanici americani e per le élite dominanti – non è mai stata usata dagli “spagnoli” o dagli ispanoamericani in epoca coloniale, e nemmeno dai portoghesi. In poche parole: la monarchia spagnola organizzò i suoi territori coloniali d’oltremare in aree amministrative denominate ‘Viceregni’ e ‘Capitanati’, e a volte alcune di queste aree erano chiamate regni ma mai ‘colonie’ come è stato sottolineato dallo storico spagnolo Guillermo Céspedes. Céspedes ha anche osservato che al di là di queste identità nazionali embrionali, e nonostante la vastità del territorio, in epoca coloniale gli ispano-americani (criollos) e l’America spagnola nel suo insieme si sentivano parte di un solo regno o territorio coloniale.

Chiariti questi importanti punti, ora diamo un’occhiata più da vicino ai Capitanati Generali del Viceregno della Nuova Spagna.

CAPITANATO GENERALE DELLO YUCATÁN. Il Capitanato Generale dello Yucatán comprendeva gli odierni territori messicani di Campeche, Quintana Roo, Tabasco, Yucatán, il Petén guatemalteco e il Belize, che fu poi conquistato dagli inglesi intorno al 1716, quasi 200 anni dopo l’arrivo degli spagnoli. Il Belize era conosciuto come Honduras Britannico fino al 1973. Il Guatemalaha continua a rivendicare i suoi diritti territoriali sul Belize (britannico) fino ai nostri giorni.

CAPITANATO GENERALE DEL GUATEMALA. Comprendeva gli odierni Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua, Costa Rica e lo Stato messicano del Chiapas.

Capitanato Generale di Guatemala, 1780.

CAPITANATO GENERALE DI PORTO RICO. Fu creato nel 1580 per fornire una migliore gestione militare dell’isola. Precedentemente si trovava sotto il governo diretto di un governatore e sotto la giurisdizione dell’Audiencia (Tribunale Reale) di Santo Domingo.

CAPITANATO GENERALE DI CUBA. Creato nel 1607 come parte del tentativo della Spagna asburgica di difendere e amministrare meglio i suoi possedimenti caraibici. Il Capitanato Generale di Cuba amministrò la Florida spagnola e il vasto ex territorio francese della Louisiana (oggi USA), che fu segretamente ceduto alla Spagna dalla Francia con il Trattato di Fontainebleau nel 1762, dopo la sconfitta della Nuova Francia (negli attuali USA e Canada) nella Guerra dei Sette Anni in cui la Francia rinunciò alle sue pretese sulla maggior parte del suo territorio canadese a favore del Regno di Gran Bretagna.

Louisiana francese poi spagnola.

La capitale della Louisiana spagnola era New Orleans, uno dei porti principali dove venivano immagazzinate le merci preziose provenienti dal Capitanato Generale (spagnolo) delle Filippine.

CAPITANATO GENERALE DELLE FILIPPINE. Era un distretto amministrativo dell’Impero Spagnolo nel sud-est asiatico amministrato da un governatore generale. Fece parte del Viceregno della Nuova Spagna fino all’indipendenza del Messico, quando fu trasferito direttamente a Madrid.

Nel 1521 il navigatore portoghese Ferdinando Magellano al servizio della Spagna giunse nell’arcipelago filippino e prese possesso ‘legale’ delle isole senza lasciarvi nemmeno un soldato. Dopo l’esplorazione di Magellano, seguirono alcune spedizioni, inviate anche da Hernán Cortés, ma senza successo.

Era il 1544 quando le Filippine furono finalmente integrate nel Viceregno della Nuova Spagna. Tuttavia, fu soltanto nel 1611 che gli spagnoli “inviarono una delegazione per visitare le terre giapponesi e stabilire contatti commerciali con quella nazione”, e quando nacque il famoso Galeone di Manila, conosciuto anche come i Galeoni di Acapulco o Nao della Cina (Nave delle Cina), per il carico di merci che portava dalla Cina e da altri territori asiatici. I Galeoni di Manila erano una serie di navi che per 300 anni attraversarono l’Oceano Pacifico, una o due volte l’anno, collegando Manila (Filippine) i porti della Nuova Spagna in America, principalmente Acapulco, la Spagna e l’Europa.

L’ultimo Galeone di Manila arrivò nell’attuale Messico nel 1813.

Il Capitanato Generale delle Filippine comprendeva le Filippine, le Isole Marianne (attualmente i territori statunitensi di Guam e Isole Marianne Settentrionali), Palaos e le Isole Carolina (oggi Gli Stati Federati di Micronesia).




COMANDO E CAPITANATO GENERALE DELLE PROVINCE INTERNE. Era un distretto amministrativo dell’Impero spagnolo creato nel 1776 (nell’attuale Messico settentrionale e negli Stati Uniti sudoccidentali). La sua creazione fu parte delle Riforme Borboniche che miravano a rinvigorire la crescita economica e demografica nella regione per evitare un’invasione da parte della Gran Bretagna e degli Stati Uniti d’America. Comprendeva la California, il New Mexico e il Texas, che oggi si trovano nel territorio statunitense.

PROVINCIA DEL VENEZUELA. La Provincia del Venezuela, conosciuta anche come Provincia di Caracas, fu una zona dell’Impero spagnolo dal 1527. Durante quasi tutta la sua storia (coloniale) fece parte dell’area amministrativa del Viceregno della Nuova Spagna, anche se per alcuni brevi periodi si trovò a far parte del Viceregno del Perù. L’esplorazione e iniziale invasione europea della zona fu affidata dal re di Spagna Carlo V d’Asbugo ai ”tedeschi”, che allora erano ‘sudditi imperiali’ del Re di Spagna.

Per la maggior parte della sua esistenza, la Provincia di Caracas si trovò sotto la supervisione legale e amministrativa della Reale Audiencia (novospagnola) di Santo Domingo. Successivamente la supervisione amministrativa fu trasferita al Viceregno di Nuova Granada quando quest’ultimo fu creato nei territori settentrionali del Viceregno del Perù, nel 1717.

Nel 1777 diventò il nuovo Capitanato Generale del Venezuela, tuttavia la supervisione legale di Santo Domingo terminò soltanto nel 1786 – anche la maggior parte delle Piccole Antille spagnole e la Guyana si trovavano nel distretto della Reale Audiencia di Santo Domingo.

VICEREGNO DEL PERÙ, IN ALTRE PAROLE L’AMERICA MERIDIONALE SPAGNOLA

Nel 1529, prima dell’assassinio dell’ultimo Inca Atahualpa, il re di Spagna e imperatore del Sacro Romano Impero Germanico, Carlo V d’Asburgo, creò il Governatorato di Nuova Castiglia, nominando governatore a Francisco Pizarro, conosciuto come il conquistatore dell’Impero Inca.

Prima divisione amministrativa del Sudamerica spagnolo e linea di demarcazione del Trattato di Tordesillas tracciata dal Papa Alessandro VI.

Successivamente, tra il 1534 e il 1539, Carlo V d’Asburgo creò 6 governatorati in Sudamerica: Terra Ferma, Nuova Castiglia (che como abbiamo visto era stato otorgato a Francisco Pizarro, Nuova Toledo, Nuova Andalusia, Nuovo Leone e la Capitulazione di Pedro Sancho de la Hoz, conociuta come Terra Australis. Tre anni dopo la loro fondazione, nel 1542, fu creato il Viceregno del Perù e tutti questi Governatorati vi furono annessi, l’unica eccezione fu la Provincia del Venezuela che rimase sotto l’Audiencia di Santo Domingo del Viceregno della Nuova Spagna.

Nel 1543 fu insediata la Reale Audiencia di Lima (la cui capitale era l’odierna capitale peruviana) sostituendo la giurisdizione dell’Audiencia di Panama anche sulla Patagonia.

Riassumendo, il Viceregno del Perù includeva gli attuali Panama, Colombia, Ecuador, Perù, Bolivia, Paraguay, Cile, Argentina, Uruguay e la maggior parte della giungla amazzonica (attualmente in Brasile). Come nel Viceregno della Nuova Spagna, questo vasto territorio vicereale era diviso in molte audiencias, governatorati e un capitanato generale: il Capitanato Generale del Cile, fondato nel 1789 (prima era un Governatorato).

Viceregno del Perù nel 1650.

Essendo più lontano e molto più difficile da raggiungere, rispetto al Vicereame della Nuova Spagna, il Vicereame del Perù era considerato più esotico e misterioso.

LE RIFORME BORBONICHE. La sconfitta della casa dinastica austriaca degli Asburgo e l’arrivo dei francesi Bourbon (Borbone) sul trono di Castiglia e Aragona (Spagna) all’inizio del secolo 18, portarono riforme amministrative nell’America Spagnola e anche territoriali nel Viceregno del Perù.

VICEREGNO DI NUOVA GRANADA. Nel 1717, nella parte settentrionale del Viceregno del Perù, fu creato il nuovo Viceregno di Nuova Granada che comprendeva (all’incirca) Panama, Colombia, Ecuador e la Provincia del Venezuela (che come abbiamo già visto, precedentemente era stata principalmente sotto l’Audiencia di Santo Domingo della Nuova Spagna). La sua creazione fu suggerita al Re spagnolo da un Viceré del Perù napoletano per scoraggiare l’arrivo di merci di contrabbando introdotte soprattutto dagli inglesi e anche per ostacolare gli attacchi dei corsari e pirati.

Viceregno di Nuova Granada.


VICEREGNO DEL RIO DE LA PLATA. Per le stesse ragioni, cioè per contrastare il contrabbando di merci da parte di mercanti di potenze rivali e per imperire attacchi pirateschi o di altri regni, ma anche per frenare l’occupazione di “terre spagnole” da parte dei portoghesi del Brasile, nel 1776 fu creato il Viceregno del Rio de la Plata nelle zone meridionali atlantiche del Viceregno del Perù. Questo nuovo Viceregno includeva gli attuali Argentina, Bolivia, Paraguay e Uruguay. Il Viceregno del Rio de la Plata durò soltanto 34 anni poiché la guerra d’indipendenza ‘argentina’ iniziò nel 1810.

LA CADUTA DI UN IMPERO: IL REGNO DI GRAN BRETAGNA E GLI USA CONTRO IL REGNO DI SPAGNA

Durante il periodo coloniale c’erano sempre conflitti tra la Spagna e i coloni britannici che cercavano continuamente di impossessarsi di ‘terre spagnole’ in Nord America. Protagonisti di questi conflitti furono, oltre la Spagna, sia il Canada britannico che le Tredici Colonie, nome coloniale degli Stati Uniti.

Nell’era coloniale, tutti i territori americani settentronali della Spagna facevano parte dell’area amministrativa del Viceregno della Nuova Spagna.

ESPANSIONE BRITANNICA VERSO IL PACIFICO: IL TERRITORIO DI NUTCA. La maggior parte, se non tutto il Nord America, ad eccezione della Groenlandia, si trovava all’interno dell’area assegnata dal Trattato di Tordesillas del 1494 al Regno di Castiglia. E la Spagna ovviamente volveva salvaguardare il suo dominio sul Pacifico. Di conseguenza, preoccupata dalla presenza russa in Alaska e nella California settentrionale, nel 1789-95 rivendicò il Pacifico e la costa Nord-Occidentale dell’attuale Canada come suo territorio esclusivo per diritto del Trattato del 1494. Ma il principale nemico della Spagna, il Regno di Gran Bretagna, dominava già il mondo europeo e, inoltre, desiderava da tempo uno sbocco su quell’Oceano!

Basandosi sul Patto di Famiglia tra i Borboni, la Spagna credeva di poter contare sul sostegno della Francia, ma nonostante le precedenti ostilità, sembra che i governi di Gran Bretagna e Francia si siano incontrati in segreto per discutere i termini di un’alleanza contro la Spagna in caso di guerra per le rivendicazioni territoriali sul Nootka Sound, e nonostante l’accordo di mutuo sostegno tra  Francia e Spagna. “La corrispondenza di questi eventi è andata persa o potrebbe essere stata intenzionalmente distrutta. È infatti probabile che questa corrispondenza sia stata distrutta per ordine del governo britannico”.

La Spagna, senza l’aiuto francese, decise di negoziare per evitare la guerra e la prima Convenzione di Nootka fu firmata nel 1790.

La Convenzione di Nootka fu “rivoluzionaria” per le usanze politiche europee di quel tempo. Minò l’idea secondo cui un regno potesse rivendicare la sovranità esclusiva senza stabilire degli insediamenti. In altre parole stabiliva che non bastava rivendicare il territorio per concessione del Papa, o per “diritto di prima scoperta”: le rivendicazioni dovevano essere supportate da una sorta di occupazione reale. Questo allontanamento dagli atti simbolici di sovranità verso atti fisici di occupazione segnò la fine dell’era delle rivendicazioni senza una occupazione del territorio.

Per gli inglesi il risultato fu un trionfo, poiché sancì che la Spagna non aveva diritti esclusivi di occupazione a Nord della California, dove praticamente erano scarsi o inesistenti gli insediamenti spagnoli. La regione spagnola di Nootka, oggi conosciuta come Columbia Britannica (in Canada), fu quindi aperta al commercio e ai coloni britannici e, all’indomani della crisi, la Gran Bretagna divenne la potenza dominante nel Pacifico.

Ottanta anni dopo, nel 1871, la Columbia Britannica si sarebbe unita alla Confederazione canadese, proclamata nel 1867, entrando così a far parte del Canada.

LOUISIANA SPAGNOLA. La prima grande espansione degli Stati Uniti d’America, diventata una nazione indipendente nel 1776, avvenne con l’acquisto della Louisiana del 1803, che raddoppiò il territorio del paese.

Come parte dei termini del Trattato di Parigi del 1763, firmato dopo la sconfitta della Nuova Francia (territorio che oggi fa parte degli attuali Canada e Stati Uniti) nella Guerra dei Sette Anni, la Francia rinunciò alle sue pretese sulla maggior parte del proprio territorio canadese a favore della Gran Bretagna. Ma prima della firma del Trattato di Parigi, la Francia aveva già segretamente trasferito il suo vasto territorio della Louisiana alla Spagna con il Trattato di Fontainebleau, nel 1762.

La Louisiane spagnola fu sotto il controllo diretto del Capitanato Generale Novo-Spagnolo di Cuba per 38 anni.

Louisiana spagnola.

Nel 1800, sotto la coercizione di Napoleone, la Spagna fu costretta a cedere la Louisiana e New Orleans nuovamente alla Francia (New Orleans era diventata una delle principali aree di stoccaggio delle merci provenienti dai Galeoni di Manila spagnoli). Napoleone promise di restituire quei territori alla Spagna se la Francia li avesse mai abbandonati. Ma violando l’accordo, Napoleone vendette la Louisiana e New Orleans agli Stati Uniti nel 1803.

PERDITA DELLE FLORIDE.  Per tutto il 17° secolo, i coloni inglesi della Virginia e della Carolina spinsero gradualmente i confini del territorio spagnolo, innescando il crollo del sistema delle missioni spagnole e la sconfitta degli indiani Apalachee alleati degli iberici, aprendo la Florida a incursioni di schiavi, molti dei quali in ​​fuga dai territori coloniali britannici.

Ma la prima volta che la Spagna perse la Florida, avvenne nella Guerra dei Sette Anni (1756-1763), dopo che la Gran Bretagna aveva invaso La Habana (Cuba). Fu proprio alla fine di quella guerra che la Spagna cedette la Florida alla Gran Bretagna in cambio di Cuba. Subito dopo la cessione, il governo britannico concesse terre a soldati e funzionari per incoraggiare la colonizzazione e con questo obiettivo furono pubblicati in Inghilterra rapporti sulle ricchezze naturali della Florida. Tuttavia nel 1783, al termine della Guerra d’Indipendenza degli Stati Uniti (1776), con il Trattato di Parigi la Gran Bretagna restituì alla Spagna tutta la Florida- senza però definirne i confini.

Il secondo dominio spagnolo della Florida durò dal 1783 al 1821.

Nei primi anni del 19° secolo, quindi già dopo l’indipendenza degli Stati Uniti, l’arrivo illegale di coloni inglesi, scozzesi e irlandesi, e principalmente statunitensi della Georgia e della Carolina del Sud, divenne un flusso continuo nella Florida Occidentale. E insieme a quegli europei e discendenti di europei, migravano anche schiavi fuggitivi e nativi americani.

DICHIARAZIONE DELLA REPUBBLICA INDIPENDENTE DELLA FLORIDA OCCIDENTALE.  Gli Stati Uniti avevano sempre affermato che la Florida Occidentale faceva parte dell’Acquisto della Louisiana (1803), un’affermazione contestata dagli spagnoli, perché, sostenevano questi ultimi, loro avevano controllato la Florida Occidentale come provincia separata dalla Louisiana dal 1783. Tuttavia, ignorando le rivendicazioni territoriali spagnole, coloni statunitensi insieme ad alcuni coloni britannici stabilirono un punto d’appoggio permanente nell’estremità occidentale della Florida Occidentale durante il primo decennio del 1800. E nell’estate del 1810 quei migranti iniziarono a pianificare una ribellione contro il dominio spagnolo. Nel 1810 i ribelli espugnarono la guarnigione spagnola a Baton Rouge e proclamarono la “Repubblica Libera e Indipendente della Florida Occidentale” – è’ importante notare che il territorio della Florida Occidentale non era all’interno di quello che oggi è lo Stato della Florida, ma si trovava all’interno degli odierni Stati di Luisiana e Misisipi.

Dopo due mesi e mezzo la Repubblica Libera e Indipendente della Florida Occidentale fu annessa agli Stati Uniti d’America. La Spagna chiese l’intervento britannico, ma Londra si rifiutò di assistere la Spagna nei negoziati.


FLORIDA ORIENTALE O SPAGNOLA. Nel 1812 un gruppo di statunitensi occuparono l’isola di Amelia: l’impresa fu messa in atto dal Generale George Matthews che proclamò l’isola di Amelia una nuova Repubblica e guidò i suoi volontari e alcune truppe regolari contro la città spagnola di San Agustín. Ma il presidente statunitense James Monroe restituì l’isola alla Spagna nel 1813. Tuttavia fu soltanto una breve tregua. Pochi anni dopo, i nativi Seminola e gli schiavi africani fuggitivi che vivevano in Florida furono accusati di aver saccheggiato gli insediamenti dei coloni in Georgia (USA) e dopo alcune guerre portate avanti dagli Stati Uniti in territorio spagnolo contro i Seminola, nel 1818 gli Stati Uniti d’America presero definitivamente il controllo della Florida Occidentale. Dopo queste incursioni militari e il controllo di fatto statunitense, la Spagna decise di cedere la Florida poiché non poteva controllare il territorio, inviare coloni, e inoltre ne otteneva scarsi ricavi. La cessione fu compiuta attraverso il Trattato Adams-Onís del 1819, noto anche come Acquisto della Florida, che risolse anche altre controversie sui confini tra l’America Spagnola e gli Stati Uniti

È falso che gli Stati Uniti abbiano pagato la Spagna per la Florida. Gli Stati Uniti accettarono soltanto di pagare le pretese legali dei cittadini statunitensi contro la Spagna, fino a un massimo di 5 milioni di dollari.

La Florida divenne il 27esimo Stato degli Stati Uniti nel 1845.

LA CONTEA DI OREGÓN. Il Trattato Adams-Onis (conosciuto anche come l’Acquisto della Florida) risolse anche la disputa tra gli Stati Uniti e la Spagna sul Territorio dell’Oregón. Praticamente la Spagna fu obbligata a cedere l’Oregon, conosciuto nella storia britannica e canadese come il Distretto di Columbia, anche se si trattava di un territorio molto più vasto. Si estendeva dalla California spagnola all’Alaska russa (includendovi il territorio di Nutca di cui ho scritto sopra). Come tutti i territori settentrionali dell’America Spagnola, faceva parte dell’area amministrativa del Vicereame della Nuova Spagna.

Un anno prima di questa ulteriore sconfitta spagnola, la Convenzione Anglo-Americana, nota anche come la Convenzione di Londra, firmata dal Regno Unito e dagli Stati Uniti d’America, aveva ignorato completamente l’accordo stabilito nella Convenzione di Nutca del 1794 tra il Regno Unito e la Spagna che dava al regno iberico congiunti diritti sulla regione. La Convenzione Anglosassone escludeva la Spagna e permetteva l’occupazione e la colonizzazione del territorio di Nutca esclusivamente alla Gran Bretagna e agli Stati Uniti, entrambi potevano rivendicare terre ed erano liberi di navigare ovunque.


Con la cessione del Territoro dell’Oregon, il regno iberico rinunciò a tutte le rivendicazioni a Nord del 42° parallelo. Per il regno spagnolo fu un ritiro storico nei suoi 327 anni di conquiste territoriali nel continente americano, mentre gli Stati Uniti finalmente avevano un solido punto d’appoggio sulla costa del Pacifico e potevano iniziare l’insediamento del Territoro dell’Oregon occupato congiuntamente con la Gran Bretagna.

Inoltre, con l’Acquisto della Florida (o Trattato di Adams-Onis, 1819), la corona spagnola cedette anche i suoi diritti di navigazione nel Mississipi pur restando ancora per alcuni anni l’unico sovrano del Texas, altro territorio che gli Stati Uniti sostenevano facesse parte della Louisiana, venduta da Napoleone agli Stati Uniti d’America nel 1803.

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L’AMERICA SPAGNOLA VERSO L’INDIPENDENZA

Per chiunque abbia fatto qualche ricerca su questo argomento può sembrare abbastanza ovvio che i paesi che abbiamo oggi nell’America spagnola sono il risultato delle lotte delle élite locali per il controllo diretto delle ricchezze del territorio. Agli accademici piace sottolineare che l’indipendenza ispanoamericana è stata una diretta conseguenza delle politiche economiche e amministrative della Spagna dei Borboni, ma il ruolo del Regno di Gran Bretagna e degli Stati Uniti sembra invece non essere stato sufficientemente studiato ed è descritto come “neutrale”. Una narrazione ufficiale che molto probabilmente sarà presto messa in discussione.

Il processo di indipendenza nell’America settentrionale spagnola fu segnato da una guerra aperta, sebbene occultata, portata avanti dagli Stati Uniti contro quello che oggi è il Messico (infatti quella guerra dovrebbe chiamarti Guerra degli Stati Unidi d’America contro il Messico!). In altre aree dell’America spagnola fu un processo lento, complicato, poco chiaro, violento, estenuante, costoso, impoverente e indiretto. In alcune aree si trattò di diretti attacchi anglosassoni contro i territori americani che ancora controllava il regno spagnolo. Molto spesso, prima di diventare le nazioni che vediamo oggi sulle mappe del mondo, nuove identità nazionali sono apparse e scomparse, vediamo le più conosciute

L’IMPERO MESSICANO. L’anno riconosciuto come quello della separazione del Viceregno della Nuova Spagna dalla Spagna è il 1821, anno in cui fu creato l’Impero Messicano (1821-1823). Il suo territorio comprendeva l’intero Viceregno continentale della Nuova Spagna (quindi anche l’America Centrale fino al Costa Rica), ad eccezione dei Capitanati generali di Cuba, Santo Domingo, Porto Rico e Filippine, che furono sotto la Spagna fino alla guerra USA-Spagna del 1898.

LA REPUBBLICA FEDERALE DELL’AMERICA CENTRALE. Il Capitanato Generale del Guatemala proclamò la sua indipendenza dalla Spagna nel 1821 (contemporaneamente al Messico) e, nonostante il dissenso di San Salvador e Costa Rica, si unì all’Impero Messicano.

Dopo la dissoluzione dell’Impero Messicano, nel 1823, nacque la Repubblica Federale dell’America Centrale, che comprendeva (approssimativamente) il Chiapas messicano, il Guatemala, l’Honduras, El Salvador, Nicaragua e Costa Rica. La Repubblica fu sciolta tra il 1840 e il 1841, anni in cui nacquero le nazioni indipendenti che conosciamo oggi.

Con la caduta del Primo Impero Messicano, anche il Messico divenne una Repubblica nel 1824.

GUERRA: USA CONTRO MESSICO 


La guerra contro il Messico fu la conseguenza delle ambizioni espansionistiche degli Stati Uniti. Il primo passo fu la creazione della Repubblica del Texas nel 1836.

PROCLAMAZIONE DELLA REPUBBLICA DEL TEXAS. Dopo l’indipendenza del Viceregno della Nuova Spagna, tutti i territori spagnoli negli Stati Uniti di oggi passarono a far parte prima dell’Impero Messicano e poi del Messico. Tale era il caso del Texas, dove, anche qui, le rivolte, almeno ufficialmente, furono organizzate dai coloni statunitensi. Nel 1834 i coloni statunitensi nell’area superavano di gran lunga i messicani e nel 1836 dichiararono l’indipendenza dal Messico, fondando la Repubblica del Texas.

Il Texas fu annesso agli Stati Uniti 12 anni dopo, nel 1845.

GUERRA TRA STATI UNITI E MESSICO. Dopo l’annessione del Texas, gli Stati Uniti ereditarono le controversie sui confini meridionali e occidentali con il Messico, che si era rifiutato di riconoscere l’indipendenza del Texas e di accettare le offerte statunitensi per l’acquisto del territorio. Di conseguenza, l’annessione portò alla guerra tra Messico e Stati Uniti (1846–1848).

Dopo il bombardamento di Veracruz, dove morirono almeno 1.000 civili, e molti altri combattimenti in territorio messicano, i soldati statunitensi occuparono il suolo messicano e la sua capitale, Città del Messico. E fu in questo contesto che gli Stati Uniti si imposessarono di molti territori.

REPUBBLICA DELLA CALIFORNIA. Il copione di quello che successe in California non è molto diverso da quello del Texas. Essendo imminente l’inizio della guerra tra il Messico e gli Stati Uniti (guerra che dovrebbe essere chiamata Guerra degli Stati Uniti d’America contro il Messico!), anche qui scoppiò una rivolta guidata da coloni statunitensi residenti in California che contarono anche con l’aiuto dei soldati statunitensi. Nel 1846 proclamarono la Repubblica della California. Ebbe vita breve, solo 25 giorni, prima di essere annessa agli Stati Uniti d’America.

Per liberarsi dall’occupazione statunitense, il Messico fu costretto a cedere il 55% del suo territorio. I territori che il Messico dovette cedere erano (approssimativamente): Texas, California, Arizona, Colorado, New Mexico, Wyoming, Utah, Nevada e parte dell’Oklahoma e del Kansas. Gli Stati Uniti pagarono al Messico un risarcimento di 15 milioni di dollari, “la metà di quello che offrivano per comprarli prima della guerra”.

SANTO DOMINGO E HAITI 

Come abbiamo visto, secondo il Trattato di Tordesillas l’isola di La Hispaniola era di proprietà della Spagna. All’inizio del secolo 17esimo, pirati francesi e britannici avevao iniziato ad occupare i territori occidentali. La parte ovest dell’isola fu così gradualmente colonizzata da bucanieri francesi. E nel 1697 Francia e Spagna risolsero le ostilità con il Trattato di Ryswick, dividendosi l’isola. La Francia ricevette il terzo occidentale e successivamente la chiamò Saint Domingue (oggi Haiti).

Posteriormente, nel 1795, la Spagna fu costretta a cedere l’intera isola alla Francia, fatto condannato dagli ispanoamericani di La Hispaniola. Nove anni più tardi, nel 1804, Haiti divenne indipendente e la parte spagnola di Santo Domingo fu praticamente occupata dagli inglesi, che se ne andarono solo dopo essere stati risarciti e aver ottenuto un trattamento commerciale speciale. Dopo la partenza dei britannici, nel 1821 Santo Domingo e Haiti si unirono diventando Haiti e Haiti Spagnolo. E fu proprio in quegli anni che molti neri e mulatti di Haiti si trasferirono a Santo Domingo. L’unione durò 22 anni. Nel 1861 i dominicani spagnoli dichiararono nuovamente l’unione al regno di Spagna e quattro anni più tardi, nel 1865, la loro indipendenza dal regno iberico.

INDIPENDENZA DEL SUD AMERICA SPAGNOLO

La prima nazione ispanoamericana contemporanea a dichiarare l’indipendenza dalla Spagna fu il Venezuela e il primo Viceregno a farlo fu quello di Nuova Granada, seguiti dalla zona argentina del Viceregno del Río de la Plata.

Quando scoppiarono le guerre di indipendenza dell’America Spagnola nel 1810, la zona del Perù contemporaneo divenne il centro della reazione monarchica del Regno di Spagna in Sudamerica. Madrid immediatamente reincorporò nella zona amministrativa del Viceregno del Perù le Province di Córdoba (oggi Argentina), La Paz, Potosí, Charcas (oggi Bolivia) e Quito (Ecuador). Sebbene il Capitanato Generale peruviano del Cile fosse insorto presto sotto l’influenza dei separatisti del Rio de la Plata, il Viceré spagnolo del Perù riuscì nonostante tutto a mantenere sotto il suo controllo Rancagua e l’isola patagonica di Chiloé.

In ordine cronologico, ufficialmente, nel 1811 il Venezuela dichiarò l’indipendenza dalla Spagna, seguito da Argentina (1816), Cile (1818), Colombia (1819), Perù (1821), Ecuador (1822) e Bolivia (1825) – dal 1776 l’area dell’attuale Bolivia era stata annessa al neonato Viceregno del Rio de la  Plata (che era stato creato nei territori più meridionali del (primo) Viceregno del Perù come abbiamo già visto), ma, fatto curioso ed evidenziatore di come gli americani spagnoli percepivano le divisioni amministrative delle varie zone che componevano l’America Spagnola, Simon Bolivar, uno dei principali padri dell’indipendenza ispanica dell’America, dichiarò nel 1826, dalla città di Lima, l’indipendenza della Bolivia dal Viceregno del Perù, e non dalla Spagna o dal Viceregno del Rio de la Plata.

L’URUGUAY O LA BANDA ORIENTALE. La Banda Orientale era un territorio spagnolo (secondo il Trattato di Tordesillas) continuamente minacciato dalla penetrazione portoghese. I portoghesi del Brasile costantemente occupavano terre in quella zona del Viceregno del Perù. In effetti, uno dei motivi principali che portarono alla fondazione di Buenos Aires (1536) fu quello di scoraggiare i lusitani. Pertanto, fin dall’inizio della colonizzazione fu un’area di conflitti tra spagnoli e portoghesi. La Banda Orientale comprendeva l’Uruguay e parte di quello che oggi è lo Stato brasiliano del Rio Grande do Sul. Con la creazione del Viceregno del Rio de la Plata nel 1776, la giurisdizione della Banda Orientale fu tolta alla città di Lima e posta sotto Buenos Aires.

Alcuni decenni dopo, a seguito della dichiarazione di indipendenza della zona dell’odierna Argentina, la dirigenza di Buenos Aires invitò i portoghesi del Brasile a invadere quella che era conosciuta come la Banda Orientale (antico nome coloniale), per sbarazzarsi di un leader uruguaiano (Artigas) che si opponeva ai loro piani e abbracciava rivoluzionarie idee agrarie di stampo haitiane. Dopo l’invasione portoghese, l’Uruguay divenne parte dell’Impero del Brasile per tre anni. Con l’intervento del Regno Unito, l’Uruguay fu poi autorizzato a dichiarare la sua indipendenza dall’Impero Brasiliano e dal Regno del Portogallo e nel 1825 si unì alle Province Unite del Rio de la Plata. Ma i conflitti tra i contendenti proseguirono fino al 1828, quando, nuovamente con l’intervenzione del Regno di Gran Bretagna, venne creata la Repubblica dell’Uruguay: una nuova repubblica, una specie di stato cuscinetto, secondo alcuni storici, funzionale agli interessi del Regno Unito.

PARAGUAY.  Nel 1842 il Paraguay proclamò l’indipendenza del Paese “da tutte le potenze straniere”, ma in particolare la dichiarò nei confronti della Confederazione Argentina (l’ultimo Stato predecessore dell’Argentina moderna), le cui autorit rifiutarono – e avrebbero continuato a rifiutare per altri dieci anni  – di riconoscere la sua indipendenza. Come abbiamo già visto, dal 1776, cioè dalla creazione del Viceregno del Rio de la Plata nella zona meridionale nel Viceregno del Perù, il Paraguay era amministrato dalla Spagna da Buenos Aires.

In alcuni casi il processo d’indipendenza dell’America Spagnola portò alla nascita di nuovi stati che non esistono più, come nel caso della Repubblica dell’America Centrale nell’area amministrativa del Viceregno della Nuova Spagna. In Sud America due sono ben noti.

GRAN COLOMBIA. Ufficialmente la Repubblica di Colombia, ma meglio conosciuta come la Gran Colombia, fu creata nel 1819. Colombia, Panama, Venezuela ed Ecuador ne facevano (grosso modo) parte. Nel 1830 il Venezuela e l’Ecuador dichiararono la loro indipendenza dalla Gran Colombia, che fu sciolta l’anno successivo diventando la Repubblica della Nuova Granada, formata da Colombia e Panama.

Gran Colombia.

IL PANAMA. Il caso speciale di Panama merita almeno un breve approfondimento. Come abbiamo visto, durante i primi secoli colonial, il Panama faceva parte del Viceregno del Perù ed era stata una zona di vitale importanza per il Sudamerica spagnolo. Il Comando Generale della Tierra Firme (conosciuto anche come Provincia Continentale), fu creato a Panama nel 1753, dopo la fondazione del Viceregno di Nuova Granada e dipendeva dal Viceré novogranadino in materia amministrativa, mentre il Comando Generale della Tierra Firme doveva, almeno originariamente, continuare a dipendere dall’Audiencia di Lima (Perù) i materia giudiziaria, come nei secoli precedenti – anche se poi queste funzioni furono trasferite all’Audiencia di Bogotà nel 1752.

Sessantanove anni più tardi, il Comando Generale di Panama dichiarò la sua indipendenza dalla Spagna e si unì alla Gran Colombia nel 1821. Successivamente, quando il Venezuela e l’Ecuador abbandonarono la Repubblica della Gran Colombia e questa diventò la Repubblica di Nuova Granada, il Panama continuò a farne parte. Solo nel 1903, quando Bogotà si oppose ai piani degli USA per la costruzione e la successiva amministrazione del futuro canale, Panama dichiarò la sua indipendenza dalla Colombia.

LA CONFEDERAZIONE PERU-BOLIVIANA (1836-1839). Era formata dalla Repubblica di Bolivia, la Repubblica del Perù Meridionale e la Repubblica del Perù Settentrionale e comprendeva anche i territori di Jujuy e Salta, oggi in Argentina, l’attuale Cile settentrionale e parte dell’odierna foresta pluviale amazzonica brasiliana.

Mappa approssimativa della Confederazione Peru-Boliviana

Concludendo questa parte del report sull’America Spagnola possiamo affermare senza alcun timore di essere smentiti, che l’immenso territorio dell’America Spagnola, contrariamente a quanto accadde nelle colonie britanniche del Nord America, che ampliarono notevolmente il proprio territorio attraverso la conquista di “terre spagnole”, si frammentò in molte nuove nazioni e identità nazionali e nazionaliste. Perché? Chi si è beneficiato? Soltanto le elites locali? Probabilmente solo persone ingenue, ignoranti o profondamente indottrinate potrebbero non sospettare seriamente che l’America Spagnola sia stata vittima dell’antica strategia politica del divide et impera tanto amata dagli imperi.

BRASILE, UNA CREATURA COLONIALE SOTTO L’ALA DEL REGNO UNITO

Come ho già sottolineato più volte, fu il Trattato di Tordesillas del 1494 a delimitare i confini tra la Spagna e il Portogallo in America. Tuttavia, un insediamento permanente in Brasile ebbe inizio soltanto quando Sao Vicente, nel contemporaneo Stato di San Paolo, fu fondato da Martim Afonso de Sousa nel 1532. Fino a quell’anno, i portoghesi avevano soltanto stabilito nel territorio brasiliano stazioni commerciali temporanee per raccogliere il ‘legno brasiliano’, usato come tintura in Europa e da cui prese il nome il paese sudamericano.

All’inizio i portoghesi decisero di affidare la colonizzazione a imprenditori privati, i così chiamati donatários, ciascuno dei quali sarebbe diventato proprietario e amministratore di un Capitanato ereditabile – questo sistema feudale aveva già avuto successo nell’insediamento delle colonie portoghesi in Africa.

Dal 1534 al 1536 furono creati 15 Capitanati nell’America portoghese. I Capitanati erano feudi autonomi e per lo più come abbiamo visto privati ​​dell’Impero portoghese, ciascuno posseduto e gestito da un Capitanato Maggiore.

I primi Capitanati furono tracciati in linee parallele all’equatore, iniziando dalla costa atlantica e terminando a Ovest presso la linea Tordesillas, dove iniziava il territorio spagnolo.

Con il dissolvimento della maggior parte dei Capitanati e la presenza minacciosa di navi francesi lungo la costa brasiliana, il regno di Portogallo decise di trasformare la colonizzazione del Brasile in un’impresa reale. Nel 1549 fu istituito un governo centrale a Salvador de Bahia, che divenne la prima capitale del Brasile. Nel secolo 17esimo, dopo l’espulsione dei francesi, di cui parleremo tra poco, Rio de Janeiro divenne un porto di esportazione molto più pratico di Salvador di Bahia e i portoghesi vi trasferirono là l’amministrazione coloniale nel 1763.

FRANCIA ANTARTICA

Desiderosa di un pezzo di terra continentale per sé, nel 1555 la Francia fondò France Antarctique (Francia Antartica) a Rio de Janeiro, una colonia francese esistita tra il 1555 e il 1567. Il regno di Francia aveva il controllo della costa da Rio de Janeiro a Cabo Frio. France Antarctique fu infine distrutta dai portoghesi nel 1567.

IL BRASILE OLANDESE

Anche l’Olanda voleva un pezzo di terra in Sudamerica e con questo obiettivo occupò un territorio assegnato dal Trattato di Tordesillas ai portoghesi, fondandovi Nuova Olanda: una colonia della repubblica olandese nella parte Nord-Orientale dell’odierno Brasile. Gli olandesi riuscirono a controllare l’area dal 1630 al 1654, quando furono cacciati dai portoghesi.

BRASILE PORTOGHESE CONTRO AMERICA SPAGNOLA

Dall’inizio dell’invasione portoghese dell’America, le frontiere dei territori spagnoli e portoghesi stabilite dal Trattato di Tordesillas furono aree di conflitto tra i due regni iberici e i loro popoli. Tuttavia fu specialmente durante il periodo in cui il Portogallo fu annesso al Regno di Spagna, dal 1580 al 1640, quando gli spagnoli diminuirono il loro controllo sulle loro terre coloniali, che i portoghesi si insediarono in territori del Viceregno del Perù, occupando terre ad Ovest e a Sud. E furono proprio questi insediamenti portoghesi “illegali” a dare al Brasile la sua forma attuale.



Evoluzione territoriale del Brasile.

L’ESPANSIONE PORTOGHESE VERSO SUD. Fu portata avanti principalmente dai ‘bandeirantes’, esploratori coloniali portoghesi e brasiliani, detti anche paulistas, dell’attuale Stato di San Paolo, la cui principale attività economica era il commercio di schiavi nativi americani. Considerati dagli spagnoli pirati di terra, in Brasile i bandeirantes sono noti per aver portato i confini dell’America portoghese ben oltre quelli stabiliti nel Trattato di Tordesillas.

ESPANSIONE PORTOGHESE VERSO OVEST. Gli insediamenti portoghesi si estesero nel Bacino amazzonico del viceregno peruviano tra il 1580 e il 1640.

Queste controversie territoriali tra i regni spognolo e portoghese furono risolte con il Trattato di Madrid del 1750 e con altri concordati. Il Trattato di Madrid si basava sui nuovi principi di “chi possiede di fatto possiede di diritto” e “confini naturali”, affermando rispettivamente nel preambolo: “ciascuna parte deve rimanere con ciò che detiene ora”, gli stessi principi imposti dagli inglesi agli spagnoli in Nord America, nella disputa per il Territorio di Nutca (Canada). In tal modo si autorizzò ai portoghesi a mantenere le terre che avevano occupato a spese dell’Impero Spagnolo. Il Trattato prevedeva anche che la Spagna avrebbe ricevuto la Colonia di Sacramento (fondata dai portoghesi di fronte a Buenos Aires sulla riva del Rio de la Plata) e il Portogallo le Missioni Orientali, sette missioni gesuite indipendenti sulla zona superiore del fiume Uruguay. Il Trattato di Madrid abrogò definitivamente il Trattato di Tordesillas.

Quindi grazie al Trattato di Madrid, il Brasile aumentò notevolmente le sue dimensioni e ne definì sostanzialmente gli attuali confini.

QUALCHE APPUNTO E RIFLESSIONE SUI CARAIBI

La storia coloniale del continente americano potrebbe essere brevemente riassunta come la storia delle invasioni europee delle terre dei popoli nativi americani e delle guerre tra gli europei per controllare i territorori di quel continente. Il Trattato di Tordesillas, la più antica legge a stabilire la proprietà delle terre “scoperte” da Cristoforo Colombo, diede alla Spagna la maggior parte delle terre dei nativi americani e una piccola fetta al Regno del Portogallo. Di conseguenza, presto tutte le altre potenze europee entrarono in guerra con l’Impero Spagnolo, in alcuni rari casi contro l’Impero Portoghese, per ottenerne un pezzo per sé. Pertanto praticamente quasi tutte le nazioni americane che oggi fanno parte della Francia, dei Paesi Bassi o della Gran Bretagna o sono loro ex colonie sono il risultato di quelle guerre contro il mondo ispanico.

Quelle guerre iniziarono all’inizio del secolo 16esimo, quando tutte le altre potenze europee decisero che era ingiusto che soltanto la Spagna e il Portogallo potessero benefiarsi delle richezze delle terre dei popoli nativi americani, e cominciarono a interessarsi alle isole caraibiche. Solo per citare alcuni casi curiosi:

CURAÇAO. Nel 1634 una spedizione della Compagnia Olandese delle Indie Occidentali conquistò l’isola di Curaçao. La piccola colonia spagnola e quasi l’intera popolazione degli indiani Arawak, che rifiutarono di giurare obbedienza ai Paesi Bassi, furono espulsi e si rifugiarono sulle coste del Venezuela.

GIAMAICA. Nel 1655 i pirati britannici tolsero la Giamaica agli spagnoli – questi ultimi avevano insediamenti solo nella parte meridionale dell’isola.

HAITI. Nel 1697 la Spagna cedette alla Francia il terzo occidentale de La Hispaniola. I francesi chiamarono quella zona dell’isola Saint-Domingue (oggi Haiti).

BAHAMAS. Tra i secoli 15esimo e 18esimo le Bahamas si trovavano sotto la sovranità spagnola. Per la loro posizione strategica sulla “Rotta dei Galeoni” spagnoli, si trasformarono gradualmente in nascondigli e covi di pirati, bucanieri e filibustieri, soprattutto inglesi. Nel 1784, a causa del gran numero di coloni britannici nelle isole, la sovranità dell’arcipelago fu trasferita dalla Spagna al Regno Unito.

Prima di concludere questo lungo report che ho diviso in due parti, voglio informarvi che anche se la loro presenza oggi è nulla, anche i danesi e gli svedesi erano riusciti a conquistare un po’ di terra nei Caraibi.

ISOLE VERGINI DANESI. Il territorio danese era composto dalle isole di Saint Thomas (1672), Saint John (1718) e Saint Croix (1733). I colonizzatori danesi esportavano armi da fuoco e altri manufatti in Africa in cambio di schiavi. L’economia delle Indie occidentali danesi dipendeva infatti dalla schiavitù. Per brevi periodi le isole danesi furono occupate dagli inglesi.

Dopo l’abolizione della schiavitù, nel 1852, il Parlamento danese discusse per la prima volta la vendita della sua colonia, ”sempre meno redditizia”. Tra la fine del 19esimo e l’inizio del 20esimo secolo, la Danimarca tentò più volte di vendere le Indie Occidentali Danesi agli Stati Uniti d’America e all’Impero Tedesco. Le isole furono infine vendute per 25 milioni di dollari agli Stati Uniti nel 1917. Il nuovo “proprietario” le ribattezzò ‘Isole Vergini Statunitensi’.

LA SVEZIA NEI CARAIBI.  La colonia svedese di Saint Barthélemy (San Bartolomeo, 1784–1878), situata nelle Piccole Antille, era gestita come porto franco. L’isola entrò in possesso svedese a seguito delle guerre napoleoniche. La Svezia pensò di venderla al neonato Regno di Italia e agli Stati Uniti, ma alla fine la vendette alla Francia. Il prezzo della transazione fu di 80.000 franchi per i beni svedesi e 320.000 franchi per il rimpatrio e il pensionamento dei funzionari svedesi. Il 16 marzo 1878 i francesi rioccuparono ufficialmente Saint Barthélemy.

Dopo aver letto questo report, probabilmente finalmente avrete un’idea generale di come i paesi americani contemporanei hanno ottenuto le forme e i confini attuali. Abbiamo visto come il Canada e gli Stati Uniti d’America, entrambe ex colonie britanniche, siano diventati notevolmente più grandi e potenti. Anche il Brasile, che fu per gran parte della sua storia coloniale una sorta di protettorato del Regno di Gran Bretagna, ampliò vistosamente il suo territorio, mentre l’America Spagnola, unico vero gigante dell’epoca coloniale, con un vasto territorio estremamente ricco di risorse naturali, fu divisa in tanti  paesi e identità nazionali.

La storia scritta dagli invasori non è mai la vera storia.
Allo stesso modo, la storia scritta dai vincitori non è mai la vera storia.
E la storia è sempre scritta dai vincitori.

Leggi la Prima Parte di questo reportage sulla nascita e formazione del Canada e degli Stati Uniti d’America.


AUTRICE. Katia Novella Miller è una scrittrice e ricercatrice indipendente interessata a temi che trova importanti per il bene comune dell’umanità. ”I miei obiettivi sono la ricerca della verità e smascherare i nostri sensi della normalità e della realtà”. Per contattarla: katianovellamiller@protonmail.com . Per maggiori informazioni vai a About Us / Quiénes Somos


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